Chi fa gli Interessi delle Nuove Generazioni di Psicologi?
Chi fa gli Interessi delle Nuove Generazioni di Psicologi?
(Perché è indispensabile andare a votare)
Che esista un drammatico gap generazionale nella nostra categoria, è un dato di fatto.
Da una parte 10-12.000 colleghi ultracinquantenni e dall’altra tutti gli altri.
Quanto segue è una breve analisi basata su valutazioni politico-economiche e su macro-dati, non certo su giudizi di valore semplicisticamente generalizzabili. Non s’intende, cioé, fare di tutt’erba un fascio.
Sono esattamente 20 anni che esiste la Legge 56/89, una Legge nata già vecchia in quanto frutto di una trattativa di molti precedenti anni e di un compromesso (con i medici in particolare), in quanto priva di atti tipici e riserve professionali, ed in quanto esito di una rappresentazione della professionalità della Psicologia figlia di scenari “datati”, certamente non più attuali rispetto agli attuali scenari.
All’oggi non esiste più un allineamento tra i soggetti che hanno realizzato quella programmazione della professione 20-30 anni fa e l’attuale mercato del lavoro dove, è notorio, le aree “psicoterapia” e “psicologia del lavoro” tradizionalmente intese, sono da oltre 10 anni più che sature.
Questi stessi ultracinquantenni nel frattempo si sono guardati bene (tranne rari casi) dallo sviluppare le, pur innumerevoli, aree d’intervento della Psicologia Professionale: un esempio su tutti, la Psicologia Scolastica con 13 Proposte di Legge in 20 anni ferme in Parlamento e mai spinte e rappresentate seriamente da nessuno delle nostre istituzioni.
Ordunque, la programmazione del mercato del lavoro, svolta 20-30 anni fa dalle generazioni di psicologi di allora, è arrivata già da tempo al capolinea e senza carburante.
Attualmente le centrali economiche della categoria, esito di quella programmazione del passato, sono queste (si considerino ovviamente l’inevitabile grossolanità delle cifre e le inevitabili aree di sovrapposizione tra blocchi, ma anche tutti coloro che sono marginali rispetto a queste macro-aree):
- 6-7000 colleghi gravitano con i loro interessi economici intorno all’indotto della formazione delle Scuole di Psicoterapia, integrando magari il loro già discreto stipendio di dipendente pubblico o (meno) di libero professionista;
- 3000 circa sono nel servizio pubblico e vanno progressivamente a scomparire per mancanza di turn-over
- Qualche centinaio di psicologi del lavoro che operano privatamente o come dipendenti in azienda e che vivono dignitosamente del loro lavoro.
- Qualche centinaio di psicoterapeuti che vivono dignitosamente del loro lavoro privato e “ci campano famiglia” (s’intende al di sopra dei 40.000 euro/anno).
Tra questi 10-12.000 colleghi over 50 troviamo proprio quell’elettorato silenzioso e clientelare che ha tutto l’interesse a mantenere le cose esattamente come stanno, ed infatti sono coloro che generalmente:
- votano in massa alle elezioni ordinistiche e dell’ENPAP (trascinandosi i propri allievi/tirocinanti/lustrascarpe)
- rappresentano le solite clientele dei soliti noti e riconfermano all’infinito i soliti personaggi di 10-20 anni fa.
- difendono posizioni ed interessi economici specifici
- non hanno interesse né al cambiamento, né ad una nuova programmazione
- non hanno interesse per la categoria in quanto tale (sembra paradossale, eh!).
Si, ok, ma i conti non tornano….
Non erano 70.000 gli iscritti agli Ordini?
E di questi non erano 31.000 gli iscritti all’ENPAP?
E gli altri 58-60.000 iscritti all’Ordine che avanzano?
E gli altri 20.000 iscritti all’ENPAP che avanzano?
CHE FINE HANNO FATTO?????
Oh, semplice:
- in buona parte (specie quelli under 35) sono il mercato (o parco buoi, se preferite) dei primi 10-12.000 e da essi spesso dipendono e da essi spesso sono sedotti in perenne attesa in anticamera che cada qualche briciola o che si apra qualche porticina. Fanno volontariato a vita nelle ASL, tirocini improbabili, lavorano nelle cooperative a 7 euro l’ora, etc.
- in buona parte sono marginali dal punto di vista professionale e sono costretti a fare i loro bravi 3-4 lavoretti diversi per campare
- molti sono gli iscritti all’Ordine che non esercitano nemmeno e fanno altro
- la stragrande maggioranza degli iscritti all’ENPAP dichiarano meno di 13.000 euro l’anno
Ecco, ci siamo… ora le cose appaiono più chiaramente, per chi voglia intenderle. Il gap generazionale è la chiave di accesso per comprendere i principali problemi della nostra professione:
DA UNA PARTE I 10.000 OVER 50 BEN RAPPRESENTATI NEI LORO INTERESSI ECONOMICI DALLE ASSOCIAZIONI STORICHE (AUPI, SIPAP, CULTURA E PROFESSIONE, MOPI)
DALL’ALTRA PARTE I RIMANENTI 60.000, QUASI TUTTI UNDER 50-40, SENZA MOLTI INTERESSI ECONOMICI E SENZA ALCUNA RAPPRESENTANZA (FINO AD OGGI, CIOE’ FINO ALLA NASCITA DI ALTRAPSICOLOGIA).
Appare infatti evidente che questa massa di colleghi sono coloro nati professionalmente dopo la 56/89 (nati dunque dopo quella programmazione) e sono coloro che non hanno interessi consolidati nella professione e quindi.
- Non hanno interesse a votare per rappresentanze che avvertono lontane e inutili
- non hanno interessi economici comuni da difendere se non spesso quelli della mera sopravvivenza (non accedono, per questo motivo, nemmeno ad una visione politica della professione)
- sono sparpagliati, disillusi, individualisti e disinformati
- sono spesso disorientati, carenti d’identità professionale, talora dimessi
- tendono a non abbandonare facilmente l’illusione del posto sicuro e ad accodarsi al pifferaio di turno
- Non riescono facilmente ad aggregarsi intorno a progetti per il futuro
Ovviamente non tutti, per fortuna, corrispondono a questo profilo e ancora molti riescono a trovare il proprio spazio professionale lottando eroicamente in questa giungla.
Ma proviamo a questo punto a rispondere al titolo di questo articolo: Chi fa gli Interessi di Queste Nuove Generazioni di Psicologi?
La risposta è: nessuno!
Gli interessi delle nuove generazioni degli psicologi li difendono loro stessi! E nessun altro!
Per questo voteremo alle prossime elezioni per il rinnovo dell’ENPAP (9-15 Marzo) la lista completa di AltraPsicologia.
L’unica fuori dalle precedenti disastrose gestioni; l’unica con l’età media inferiore ai 40 anni; l’unica fatta da colleghi che hanno a cuore la categoria tutta ed il loro futuro anche pensionistico; l’unica che per motivazione, preparazione e spirito di servizio eccelle rispetto alle altre; l’unica nata dentro l’omonima associazione che si pone come obiettivo di fondo la riforma della professione, una nuova programmazione della stessa, un nuovo patto per la professione.
Votiamo, colleghi, votiamo tutti!
Votiamo, per il nostro futuro e per i nostri interessi, la lista completa dei colleghi di AltraPsicologia
E partecipiamo alla Manifestazione di mercoledì 18 Febbraio per portare alla luce la Psicologia Italiana