Il complicato viaggio della Cicogna
Verrebbe da intitolarla “La versione di Altrapsicologia”, questa Cronaca da ENPAPeropoli: sono passati tre giorni dalla riunione di Consiglio, e già si vocifera che abbiamo votato contro il diritto alla maternità, contro il taglio delle spese elettorali troppo alte, contro…
…insomma, manca solo che dicano che siamo a favore della pena di morte e stiamo a posto… vediamo di chiarire i fatti.
UNO: L’integrazione di maternità
La professione è donna: circa l’80% delle iscritte ENPAP sono giovani donne in età tale da rendere frequente l’evento della gravidanza. Secondo l’attuale maggioranza AUPI, alcune iscritte ENPAP sarebbero penalizzate nella cifra percepita come indennità di maternità quando questa è erogata da altre gestioni (INPS, INPDAP, etc.). Una normativa statale, invero criticabile, stabilisce infatti che chi ha lavori diversi e contribuisce in diverse gestioni, può ricevere la prestazione di maternità da una sola di queste.
La prima domanda che facciamo è: quante sono le colleghe penalizzate? quanto percepiscono in meno? Non si sa. Le uniche risposte che riceviamo dalla maggioranza sono aneddoti del tipo “la collega che ha scritto” e “quella che conosco” . Nessun dato numerico che permetta di inquadrare la questione nel modo corretto.
Il mistero si infittisce quando leggiamo il magico correttivo proposto dalla maggioranza AUPI: una specie di integrazione assistenziale che è maternità ma non lo è, volto ad integrare le prestazioni di maternità degli altri enti fino a raggiungere la cifra che le colleghe avrebbero percepito se avessero potuto avvalersi della maternità ENPAP. Insomma, un casino.
Chiediamo al Presidentissimo se, nei suoi contatti preliminari con i Ministeri vigilanti, ci siano stati riscontri positivi. Annuisce in modo sibillino. Lo prendiamo per un SI. Gli chiediamo se abbia per caso sentito l’ADEPP (Associazione che riunisce tutte le casse di previdenza dei professionisti). Annuisce in modo strano. Lo prendiamo per un NO. Poi aggiungerà che tutte le casse fanno un po’ a modo loro. Sarà pure vero, però ha sentito l’ADEPP? magari qualche dritta ce la poteva anche dare.
Analizzando la proposta, moltissimi consiglieri ENPAP hanno sollevato perplessità rispetto al metodo che si vorrebbe adottare (una graduatoria basata su alcuni criteri piuttosto complessi), al numero sconosciuto di situazioni problematiche, alla cifra non chiara da stanziare.
Le perplessità sono state espresse anche da rappresentanti della maggioranza, che hanno lamentato la mancanza di informazioni dal CDA verso i propri consiglieri CIG, e il fatto che un Gruppo di Lavoro stava già lavorando da tempo ad una proposta organica e condivisa sulla tutela della maternità.
Il nostro intervento è stato critico e il voto contrario, per una ragione di metodo e una di principio:
1) il metodo come sempre approssimativo di porre questioni che hanno un impatto economico sulla vita dell’ENPAP, ovvero sul patrimonio collettivo degli iscritti, che paralizza la possibilità di valutare correttamente e sulla base di dati quantitativi. Per quanto ne sappiamo, il provvedimento votato potrebbe riguardare 2, 200, 2.000 o 20.000 persone e non si sa quanti soldi.
2) il provvedimento non è a beneficio di tutti: il provvedimento non si rivolge a tutti i colleghi che diventano genitori, ma un sottogruppo non ben definito di colleghe con situazioni contrattuali e una gestione fiscale particolare, a cui l’ENPAP dovrebbe rimediare attraverso i soldi di tutta la collettività.
ALTRAPSICOLOGIA HA FATTO UNA CONTROPROPOSTA di più ampio respiro per la tutela della genitorialità in generale, attraverso un provvedimento assistenziale indirizzato all’universalità dei colleghi, donne e uomini: l’istituzione di un contributo oltre l’attuale maternità, con una cifra una-tantum (fissa o vincolata al reddito) per chi diventa genitore.
In mancanza di statistiche certe sul numero di nascite annue degli iscritti ENPAP, abbiamo ipotizzato un contributo allineato per entità a quello erogato da diversi comuni italiani: abbiamo proposto di dare a ogni collega, maschio o femmina, 1000-1500 euro per figlio che nasce, stimando “a occhio” (in attesa di statistiche certe…) che ogni anno un centinaio di colleghi potrebbero diventare madri o padri. Per l’ENPAP, si tratterebbe di dedicare 100-200mila euro l’anno, una cifra del tutto affrontabile.
DUE: L’abolizione del quorum elettorale
Ve le ricordate le ultime elezioni ENPAP? voto postale, notai, alberghi, le due schede da inserire nella busta… peggio di montare uno scaffale IKEA. D’altronde, metodi di semplificazione (come il voto elettronico o via PEC) che garantiscano realmente segretezza e unicità del voto sono difficili da attuare.
E così, la proposta originaria dell’attuale maggioranza era di una abolizione totale del quorum (elezioni valide qualunque sia l’afflusso alle urne). Se ne parlava da un po’ nei Gruppi di Lavoro e noi avevamo già espresso la nostra posizione: la mancanza di affluenza alle urne da parte dei colleghi è per noi un sintomo da comprendere e semmai affrontare, mentre l’abolizione del quorum va nella direzione opposta.
Insomma, senza quorum le elezioni potrebbero passare in sordina ed essere valide lo stesso, e finiremmo per votarci fra noi quattro amici di consiglio come si usava una volta, alla faccia della rappresentatività, quando Altrapsicologia non c’era!
In consiglio, la proposta finale è stata di ridurre il quorum per la validità delle elezioni da un quinto ad un ottavo degli aventi diritto, qualora al momento delle elezioni il numero di iscritti ENPAP superasse i 35.000. Ci è sembrato un buon compromesso, e il nostro voto è stato di astensione per non ostacolare la proposta, ma abbiamo ribadito l’importanza di agire su due fronti: la semplificazione delle modalità di voto e l’incoraggiamento ai colleghi a partecipare alle elezioni (come elettori o come candidati).
L’attuale momento storico vede in pericolo l’autonomia delle Casse Private, minacciate da una politica statale a cui fanno gola per gli ingenti patrimoni che possiedono: è il momento di presidiare, non quello di abbandonare una nave carica del nostro denaro in balìa del governo italiano alle prese con la crisi.
TRE: l’Obbligo di dichiarazione telematica
La grande maggioranza dei colleghi oggi compila la dichiarazione dei redditi ENPAP online, attraverso l’area riservata. La proposta è stata di rendere questa modalità obbligatoria, per motivi di semplificazione amministrativa (una dichiarazione telematica non richiede tempo agli impiegati per decifrare la scrittura del dichiarante ed elimina l’errore umano nella compilazione e nel calcolo del contributo).
Nulla da eccepire, sia per l’abbattimento dei costi che per la possibilità di passare definitivamente ad una gestione non arcaica delle posizioni previdenziali.
QUATTRO: il lavoro dei pensionati
Capita spesso (all’ENPAP nella metà circa dei casi) che un professionista iscritto ad una Cassa percepisca la pensione ma ugualmente lavori.
Finora non vi era obbligo per lui di versare il contributo soggettivo del 10% sul reddito netto. Ma l’INPS su questo punto non è mai stato molto d’accordo, e diversi malcapitati hanno ricevuto richiesta di versare contributi per il reddito prodotto (il ragionamento è abbastanza strambo: siccome lavori ancora ma la tua Cassa Previdenziale non ti obbliga a versare contributi sul reddito netto perché così prevede la legge, i soldi te li chiediamo noi).
Alla fine, è stato il governo a tagliare la testa al toro: con una norma specifica contenuta nella manovra fnanziaria (che ormai è la madre di tutte le sfighe), ha introdotto per le Casse Previdenziali l’obbligo di far pagare contributi ai pensionati che lavorano, con opzione di ridurre il contributo del 50%.
Al termine del consiglio ENPAP di ieri, nel punto “Varie ed Eventuali”, sia noi di Altrapsicologia che i consiglieri di Cultura&Professione abbiamo esplicitato al gruppo di maggioranza la nostra posizione in merito: la legge obbliga a chiedere i contributi ai pensionati che lavorano, ma senza dubbio come ENPAP dovremmo ridurre a metà il contributo chiesto ai pensionati: ce lo permette la legge, l’equilibrio finanziario non ne risentirebbe, ma soprattutto l’esguità delle pensioni attualmente erogate renderebbe ridicola una contribuzione piena.
Categoria: ENPAP
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